Storia della T-shirt

Storia della T-shirt

La T-shirt è l’indumento iconico per eccellenza. È davvero difficile stabilire un vero e proprio start, ma proviamo a fare un po’ di ordine nella lunga storia della T-shirt

Nel 1904, la Cooper Underwear Company pubblicò un annuncio pubblicitario su una rivista, che annunciava l’arrivo di un nuovo prodotto fatto apposta per gli scapoli, una maglia in cotone.

Niente spille da balia, niente bottoni, nessun ago, nessun filo”, così recitava lo slogan legato alla pubblicità rivolta a quegli uomini che non avevano una moglie e che non erano proprio esperti ci cucito. L’anno dopo, la marina militare degli Stati Uniti d’America, capendo la straordinaria versatilità e comodità dell’indumento, implementò l’abbigliamento intimo alle uniformi standard, dotando i propri soldati di una maglia di cotone senza bottoni, che andava indossata proprio sotto le uniformi. Quella pubblicizzata dalla Copper Underwear Company, era una sorta di canottiera a girocollo che però era ancora lontana dagli standard ai quali siamo abituati oggi ma di sicuro, in questa fase, avvenne il primo passo verso la modernità. Quella maglia di cotone era elastica e pratica, la si poteva allungare o “accartocciare” ma tornava sempre alla sua forma originale.

Nell’ultimo decennio del XIX secolo, la maglia di cotone era etichettata come biancheria intima dalla maggior parte delle persone, ed era impensabile indossarla in pubblico, sarebbe stato scandaloso. Addirittura il governo cubano, vietò per legge di indossare qualsiasi tipo di maglia “intima”, così gli operai, erano costretti a lavorare indossando camicie a maniche lunghe con i bottoni anche con temperature proibitive.

Il 1920, però, è l’anno in cui il capo prende il nome che conosciamo oggi, grazie a Francis Scott Fitzgerald. Secondo l’Oxford English Dictionary, lo scrittore americano fu il primo a utilizzare la parola “T-shirt”, nel romanzo “Di qua dal Paradiso”. Fitzgerald utilizzo la lettera T per via della forma che la maglia ha e anche perché, così sarebbe stata immediatamente riconoscibile dai lettori.

Negli anni ’40, le tee erano diventate ormai un capo d’ordinanza nelle scuole superiori americane, al punto che una giornalista, Nancy Pepper, scrisse un articolo in cui spiegava come gli armadi degli adolescenti dell’epoca, fossero pieni zeppi di T-shirt e che spesso venivano personalizzate con toppe o altro. Riferì anche che, alcuni ragazzi usavano scrivere sul colletto della maglietta, “neck here”, che stava a significare che erano disponibili ad eventuali session di pomiciate.

Grazie agli sviluppi della stampa serigrafica, tra gli anni ’50 e ’60, il successo della T-shirt ricevette una spinta non indifferente, basti pensare alla serigrafia che ritrae il volto di Marilyn Monroe, realizzata da Andy Warhol nel 1962, a partire da una fotografia di Gene Korman usata per pubblicizzare il film Niagara del 1953. 

Nel 1969, arrivò un momento chiave. Don Price, un marketer dell’azienda Rit Dye, che produceva le tinture che utilizziamo ancora oggi, presentò il prodotto ad alcuni creativi del Greenwich Village. Questi consigliarono a Rit di sostituire le sue polveri in scatola con coloranti liquidi, migliori per creare disegni multicolore. E quando sentì parlare di Woodstock, finanziò alcuni artisti affinché realizzassero centinaia di magliette tie-dye da vendere durante il festival. Il successo fu gigantesco, al punto tale da diventare un simbolo della controcultura dell’epoca e ancora oggi la T-shirt tie-dye è un must assoluto.

Un altro passaggio fondamentale nella storia della T-shirt risale al 1977, quando Milton Glaser, ridiede vita all’energica reputazione di New York con la campagna marketing più riuscita di tutti i tempi. Stampò su delle magliette l’iconico “I love NY”, che molto presto divennero un simbolo della città, al pari della Statua della Libertà. 

Ai giorni nostri la T-shirt è un caposaldo dell’abbigliamento e della moda in generale, tutti i brand, anche dell’alta moda, la inseriscono nelle loro collezioni, ed è la base sulla quale molte aziende hanno costruito la loro grandezza, partendo proprio da una semplicissima maglietta bianca a maniche corte.

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